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Biscotti nella razione di scrofe e suinetti

A partire dagli anni Ottanta l’evoluzione dei consumi alimentari, derivante da un generale innalzamento del livello del benessere sociale, ha dato forte impulso allo sviluppo industriale del settore alimentare dolciario.

 

Il raggiungimento di elevati standard qualitativi industriali, l’incremento dei volumi di produzione e la nascita di numerosi “nuovi prodotti” introdotti sul mercato grazie a forti politiche di marketing, ha portato ad una naturale e fisiologica formazione di “sottoprodotti” di produzione industriale. Si stima che, sul territorio nazionale, la quantità annua dei sottoprodotti dell’industria dolciaria alimentare sia di circa 110.000-130.000 tonnellate annue, delle quali il 70% circa situate nel Nord Italia. La percentuale dei sottoprodotti sulla produzione globale è molto bassa e si attesterebbe intorno al 2-3%; la maggior quota (circa il 70% del totale) deriva dallo scarto fisiologico della produzione stessa (es. rotti e sfridi di produzione); il rimanente ha origini e cause diverse, ad esempio:

  • prodotti troppo o poco cotti a causa dello sfasamento della taratura dei forni di cottura;
  • peso non perfettamente corrispondente a quello dichiarato in etichetta;
  • intasamento delle linee di produzione dovuto a fotocellule difettose;
  • prodotti non confezionati correttamente o con errori estetici di packaging.

 

Oggi questa attività è svolta a livello industriale da aziende specializzate in grado di trasformare queste preziose fonti alimentari in prodotti garantiti sotto il profilo sanitario e analitico.

La legislazione vigente considera i sottoprodotti dell’industria dolciaria come materia prima per la produzione di mangimi animali, ai sensi della legge 15 febbraio 1963 n. 281 e successive modifiche.

 

Caratteristiche chimico-nutritive (% sul tal quale)

Biscotti prodotto 1     Biscotti prodotto 2

Sostanza secca                       88,5                            88,5

Proteine gregge                      10,4                            9,5

Grassi greggi                         10                               9

Fibra greggia                         3,6                              1,5

Ceneri                                    3,2                              2,5

Ac. Glutammico                    3,93                            3,05

Lisina                                     0,25                            0,25

Metionina                              0,054                          0,017

Cistina                                               0,02                            0,038

Triptofano                              0,09                            0,1

Treonina                                 0,3                              0,29

Isoleucina                               0,26                            0,39

Valina                                    0,38                            0,46

Leucina                                  0,64                            0,74

Calcio                                     0,1                              0,09

Fosforo                                   0,28                            0,3

Sodio                                      0,9                              0,4

Potassio                                  0,15                            0,16

Magnesio                               0,3                              0,26

Amido                                    33,5                            51

Zuccheri (Saccarosio)                       22,8                            13

Acido Linoleico                     2,2                              1,9

ED (Kcal/Kg)                         4.193,8                       4.246,5

EM (Kcal/Kg)                                    3.774,4                       3.821,8

EN (Kcal/Kg)                         2.910,4                       3.005,6

 

Non essendoci strutture o impianti preesistenti, è stato necessario progettare appositi impianti e linee di produzione complesse per liberare gli alimenti dai vari tipi di packaging (dalla confezione singola al cartone contenente le varie confezioni singole) e per miscelare i vari ingredienti in maniera omogenea al fine di ottenere uno standard qualitativo stabile tutto l’anno.

 

Le materie prime utilizzate provengono da industrie dolciarie, della panificazione e di trasformazione agroalimentare. Il prodotto ritirato è rappresentato, nel 98% dei casi, da residui di produzione freschi, ossia da prodotti che, per svariati motivi, non possono essere destinati direttamente alla filiera alimentare umana.

 

In particolare lo scarto può derivare da errori nella fase di cottura o di lievitazione (un errore di alcuni secondi può essere determinante), oppure da ritagli, sfridi (ad esempio in molti casi i biscotti non presentano forme regolari o sono rotti), o ancora causati dal danneggiamento delle macchine in fase di confezionamento; una confezione mal riuscita per una grande industria alimentare comporterebbe un danno di immagine enorme e allo stesso tempo il riconfezionamento non sarebbe conveniente per gli alti costi di manodopera.

Il restante 2% del prodotto ritirato è rappresentato da alimenti che entro pochi giorni avrebbero superato la cosiddetta shelf life (contraddistinta dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il… “) e quindi vengono ritirati dai punti vendita e destinati all’alimentazione animale.

 

In merito occorre fare una precisazione importante: per motivi di sicurezza le industrie alimentari tendono ad anticipare la data effettiva della scadenza dei prodotti e questo margine di tempo permette quindi l’utilizzo zootecnico senza problematiche nutrizionali. Ogni azienda stabilisce la data entro la quale sono garantite bontà e freschezza del prodotto, ma vengono comunque effettuate specifiche analisi di controllo qualitativo sul prodotto da ritirare per verificarne la validità di impiego. Si parte da un primo esame visivo effettuato dagli addetti al ritiro per valutare la regolarità e la buona conservazione, successivamente viene effettuato un campionamento secondo le procedure di autocontrollo (Haccp) e vengono effettuate tutte le analisi necessarie.

 

Un costante monitoraggio analitico di prodotti finiti e materie prime viene effettuato in tempi estremamente rapidi in laboratori chimici specializzati (interni ed esterni) garantendo maggiore qualità e costanza nel tempo. Per una fondamentale attenzione sulla qualità delle materie prime, lo stoccaggio viene effettuato a rotazione continua di ogni singolo prodotto.

 

Le materie prime, una volta ottenuto il riconoscimento qualitativo, vengono dapprima premiscelate e successivamente introdotte nell’impianto di macinazione e sconfezionamento completamente automatizzato. Qui, attraverso tecniche studiate appositamente e passaggi coperti da brevetti, vengono iiberate da tutti i tipi di imballaggi, infine vengono raffinate e macinate in varie granulometrie a seconda delle esigenze del cliente. La farina risultante può in un ulteriore passaggio essere pellettata per garantire maggiore scorrevolezza nei silos e minori problemi di impaccamento.

 

GESTAZIONE E LATTAZIONE

Normalmente si associa l’utilizzo del biscotto agli alimenti per suinetti in fase di sottoscrofa, svezzamento o messa a terra. In realtà, l’impiego del biscotto si rivela adatto anche nell’alimentazione delle scrofe, grazie soprattutto all’appetibilità che conferisce ai mangimi, caratteristica importante soprattutto per la sala parto, ove l’impiego del biscotto si traduce in un aumento di ingestione di mangime.

 

Inoltre il biscotto conferisce all’alimento elevata digeribilità e maggiore concentrazione energetica rispetto ai cereali crudi. Per quanto riguarda la formulazione dei mangimi, l’impiego del biscotto permette di ridurre la percentuale di inclusione del mais negli alimenti, il che può essere molto utile nel caso di contaminazione del mais da micotossine, evento che purtroppo si è verificato spesso negli ultimi anni.

 

La composizione caratteristica del biscotto, molto ricco in grassi, zuccheri e amido ne fa un alimento ad elevata concentrazione energetica, con una grande duttilità di utilizzo. Ad esempio, nella produzione dei mangimi aziendali spesso si è nella difficoltà di aggiungere agevolmente grassi alla dieta: l’utilizzo del biscotto riesce ad ovviare a questo problema. Introducendo il 12,5% di biscotto in sostituzione del mais in una dieta priva di grassi aggiunti, si incrementa il livello di lipidi grezzi di un punto percentuale (passando dal 3 al 4% circa); in qesto modo si equilibra l’energia complessivamente apportata dall’alimento migliorandone la digeribilità e l’appetibilità. Di sicuro interesse per la fase di gestazione, è però sulla scrofa allattante che il biscotto si rivela molto utile e in certi periodi essenziale: sono ancora una volta l’elevata concentrazione energetica e soprattutto l’appetibilità che ne fanno un alimento da cui trarre vantaggio durante la fase di lattazione.

 

Al fine di avere una scrofa con una perdita di peso contenuta al termine della lattazione (evento che solitamente si traduce in un intervallo svezzamento/concepimento inferiore ed in una più lunga carriera dell’ animale riproduttore) è necessario massimizzare l’ingestione durante tale fase: in numerose prove di campo è dimostrato che l’impiego di biscotto in ragione del 15-20% della razione permette di avere una maggiore sostanza secca ingerita.

 

CONCLUSIONI

L’utilizzo del biscotto può essere di grande aiuto durante il periodo estivo, caratterizzato da temperature elevate in sala parto con relativo calo di ingestione da parte delle scrofe. Il vantaggio, in questo caso, è duplice, in quanto se da un lato il biscotto permette di aumentare la concentrazione energetica dell’alimento, dall’altro si assiste a un aumento dell’ingestione grazie alla migliore appetibilità dell’alimento: il risultato è un aumento dell’energia complessiva ingerita dalla scrofa con relativa diminuzione del deficit energetico.